lunedì 5 maggio 2008

piegato dalla pioggia tra gli arcobaleni


a me è successo da poco, a tutti prima o poi.
penso sia una cosa bella, ma si stava meglio prima, anche se non si stava peggio.
la mia poi è uguale a quella di cui sto per parlare, le coordinate ci sono tutte.
per la prima volta, musica.
già sentita o che altro chi se ne fotte, tutti hanno voglia di rifarlo, di riprovarci, di stare male pure per finta, o per davvero. questa è la domanda.
la tradizione è una cosa importante, insostituibile, se la mangia l'innovazione quando è arte,e così torniamo al ricordo e al passato anche se brucia o fa ridere.
anche se non ci sono i violini nelle vostre teste ma gente che urla e siete stonati, non la voce, qualcos ' altro.
parlo di questo perchè è la prima cosa che mi è venuta in mente quando il ritmo è partito, la più vera e non succede tutti i giorni:
blu - non l ho mai cercata ma è successo, l'incontro era preparato e sapevi già come sarebbe andata a finire. l'avevi già vista eh sì, quindici passi tra te e lei - infernali -e poi svieni e ti risvegli a vorticare attorno all'aria, è triste moderno, un blues se avesse le parole per metterti in difficoltà, ma basta immaginarla.
il serpente - qui si salta tutto, contano solo le sensazioni. il corpo è avvinghiato, e state facendo l'unica cosa al mondo che tutti sanno fare bene anche se mentre lo fai non ci pensi, tutto automatico e le parole non hanno senso "io ho fatto quello che stai dicendo", è quasi una minaccia e tutto è tremendamente fumoso, esiziale e biancheggiante. e qualcuno sembra ascoltarti, senti le risa, oltre il muro, sono cattive come i suoni che non decifri.
nudo - pensi al muro, a quelle macchiette che da piccolo ti ipnotizzavano sul legno intarsiato del tuo soffito, delle pareti con i mostri, la tua casa così antica, malevola. adesso hai paura di quella stanza, una volta no, l'urlo che sentivi era lungo, strascicato, ma da bocca a orecchio attaccati, da non far male, bell'idea."sta succedendo", pensi a quello che dovrebbe, quello che sarà, a lei accanto. e sbagli.
i tuoi occhi - è ipnotizzante, calorosa, melanconica, grigia, stanca, affamata, endemica, patologica, rossa, vociante, calma, vertiginosa e generosa, polvere, attorno a me, la migliore, adesso, oceani, inarrestabile, fa paura, ha le sembianze di mostri sul soffitto, sgrammaticata, cadente, cadaveri in mare, luci strane, pesci, mai ripettitiva e leale, sgocciola piano ma poi uccide "nel più profondo degli oceani, i tuoi occhi" dice quando scoppia.
ne ho bisogno, l'ago - te ne rendi conto perchè è sincopata, saltellante e melodiosa, e già non ne puoi fare a meno, nemmeno finisce e gia la rivuoi, rincretinito come un bambino, ti commuovi per queste cose ancora? ma ci caschi perchè alla fine soddisfa dopo l'attesa, basta aprire gli occhi e fingere di essere ignoranti, "tu sei tutto quello di cui ho bisogno". il malato sei tu non hai bisogno del resto.
sveglia sveglia - lenta come un bacio che ha fretta di diventare amore.
inutilità - ha un rumore sordo, cattivo il sottofondo, il viso slacciato quasi sfigurato ma la voce è tiepida e leggera come il mare a giugno. ti fa venire i sensi di colpa, rimurgini.
amico - "sarò tuo amico appena sarò il tuo amante", il resto è sorvolabile, riempitivo e cornice per poche parole, ma vere, da dirsi in faccia.
dimesso - sei rassegnato, dissimuli felicità e voglia di vivere il giorno dopo ma ci pensi, e da monotonia cominci a vederci chiaro, ad aspettare a dire quel che sarà, anche se urleresti e tutto attorno a te puzza, "la tua canzone preferita", te la vai a cercare, ignorante.
il giorno perfetto - è quando sei in bilico tra tutto e tutte le parole che hai appena scritto sono mielose(?) e insignificanti perchè mai ce la farai a descrivere un sentimento sia pur strozzato o inesistente, fuori controllo. è triste e felice e dà una possibilità, ha cadenza da funerale ma nasconde tutto quello che potrebbe essere, magari qualcosa di diverso dal passato.

questo è

in rainbows, radiohead.




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