
di pelle e nervi smaglianti
adombravi la vita agra e di piombo
di un cristo senza nome, sempre prono.
Il vino che declassa e non respinge
Per lui eri la visione d’ottobre
D’un eunuco avaro di gloria
Di così bianco e risa suadenti
Il sole s’accasciava, e misericordioso,
si piegava al solo gesto acre
e dal sapore di sabbia
di quel giorno e da allora,
non un gesto, un sintomo da rinnegare
la mano, che neppure il cielo,
non è già ragione
di dolore neppure gli ossequi arderanno,
di verde mi giunge,
esacerbante ma mite come la notte,
la voce che s’allontana , e il suo,
tingersi?, in volo scortica e depone sulla morte
e dalla nenia
ora si lo gratto, e giace lì accanto
come un verme lacerato distrugge
distrugge al buio di chi è squassato
e ha voce
la voce di chi è nato.
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